Avendo
scarsa o nulla affinità con i sermoni la prendo larga e sorridente. Un po’ una
sfida. Che se aspettiamo sempre quello cui compete, l’esempio buono, il nostro
comodo e via dicendo ci tocca pure smetterla di lamentarci.
Insomma
è brutta la sensazione che ci sia in giro quasi la paura di essere ‘migliori’,
di fare il primo passo, di fregarsene dell’equazione (impossibile)
diritti-doveri e di fare quello che è opportuno, bello, umano, necessario e avanti,
ditelo come preferite. Cazzo, davvero come se si sentisse ‘fesso’ quello nel
giusto…
Eppure
lo potremmo fare, un piccolo cambio di vedute. E chiudo se no ci arrivo vicino,
al sermone. D’altra parte esprimere certe cose serve a me come promemoria, sia
chiaro, non insegno, imparo.
Sticazzi
però ci vorrebbe…una gara: vince chi se ne fotte di aspettare che gli altri
facciano meglio e lo fa lui. In fondo la libertà non è forza e coraggio?
Gentilmente, sempre.