‘L’occhio
non vede cose ma figure di cose che significano altre cose’ (Italo Calvino).
Mi
piace.
Come
mi piace, molto, l’uso delle cose invece del loro consumo. Trovare la loro
anima. Che è quella di chi le ha fatte, della loro forma, della loro funzione. Scoprire
quello che si può fare, con le cose. Sentirlo, toccarlo. Avvertirne il suono. E
affezionarcisi.
E’
emozionante, direi quasi entusiasmante, annusarle, capirle, rispettarle. Arrivi
alla libera complicità, molto diversa, molto distante da qualsiasi schiavitù.
Già,
le cose sono ottime amiche fino a quando ne cogli l’essenza e te ne servi, con
una certa amorevole cura. Verrebbe da dire utilizzo moderato, utile allo scopo,
indipendente dalla brama.
Che
poi sono belle, le cose usate. Quelle che hanno visto storie e mani…che raccontano
di convivenze, giorni, luoghi. Usare,
riciclare…immaginare da cose altre cose.
Sempre un po’ less. Less is more. E un pensiero alle cose non cose,
quelle che contano più di tutte. Che comunque aveva torto o ragione Shaw?!