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venerdì 27 giugno 2014

Buone cose

‘L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose’ (Italo Calvino).
Mi piace.
Come mi piace, molto, l’uso delle cose invece del loro consumo. Trovare la loro anima. Che è quella di chi le ha fatte, della loro forma, della loro funzione. Scoprire quello che si può fare, con le cose. Sentirlo, toccarlo. Avvertirne il suono. E affezionarcisi.
E’ emozionante, direi quasi entusiasmante, annusarle, capirle, rispettarle. Arrivi alla libera complicità, molto diversa, molto distante da qualsiasi schiavitù.
Già, le cose sono ottime amiche fino a quando ne cogli l’essenza e te ne servi, con una certa amorevole cura. Verrebbe da dire utilizzo moderato, utile allo scopo, indipendente dalla brama.
Che poi sono belle, le cose usate. Quelle che hanno visto storie e mani…che raccontano di convivenze, giorni, luoghi.  Usare, riciclare…immaginare da cose altre cose.

Sempre un po’ less. Less is more. E un pensiero alle cose non cose, quelle che contano più di tutte. Che comunque aveva torto o ragione Shaw?!

2 commenti:

  1. Non si può lasciare un così bel post senza commento.... quindi ecco, sono qua fedelissima logorroica amica virtuale (e reale spero) pronta a ragionare con te sul senso delle cose....
    Less is more... una filosofia che tutti dovrebbero adottare, soprattutto oggi, epoca in cui tutti sono prigionieri di logiche di consumo capitaliste, oggi che le persone sono più occupate a guardare gli schermi dei loro iphone invece di guardare chi c'è diffronte negli occhi e quello che hanno intorno.... La tecnologia sembra stia atrofizzando la nostra capacità di vedere le cose e quello che c'è oltre queste. Oggi siamo così persi fra le cose, in esagerate quantità di tutto, che non ci rendiamo più conto della loro importanza o della loro essenza primaria. Non le contempliamo più. Forse abbiamo troppo fra le mani per renderci conto di quanto abbiamo. Hai ragione dovremmo riscoprire l'uso delle cose, lasciando da parte il lato consumistico, per riuscire a davvero godercele. Che peccato constatare che la maggior parte delle persone si rendono conto del valore di ciò che hanno solo quando è troppo tardi.... e questo vale sia per le cose che per i sentimenti. Ma questo è ancora un altro discorso.
    Siamo strane creature, sempre alla rincorsa di ciò che non abbiamo, perdendo di vista quello che abbiamo. Un buon pasto sembra una cosa scontata, ma se non fossimo sicuri di poterne avere uno il giorno dopo forse assaporeremmo ogni forchettata con più enfasi e consapevolezza che mangiare è un privilegio che non tutti hanno....
    Sull'idea che da cose si posso immaginare altre cose, ti raggiungo. è un dono che non tutti riescono a sviluppare quello dell'immaginazione, quello di vederci altri orizzonti. In questo Francis Ponge, che già ti ho citato una volta, eccelle. Nel "partito delle cose" ogni cosa prende una dimensione inaspettata e qui voglio finire citandoti una delle sue poesie, l'ostrica, che nell'immaginazione del poeta diventa un firmamento visivo e culinario:

    L’ostrica, della grandezza di un ciottolo medio, ha un’apparenza più ruvida, un colore meno uniforme, brillantemente biancastro.
    E’ un mondo testardamente chiuso. Eppure si può aprire: occorre per questo tenerla nel cavo di un canovaccio, usare un coltello intaccato e poco franco, far diversi tentativi. Le dita curiose si tagliano, le unghie si rompono: è un lavoro grossolano.
    I colpi che le si danno ne segnano l’involucro con cerchi bianchi, con sorte di aloni.
    All’interno si trova tutto un mondo, da bere e da mangiare: sotto un firmamento (propriamente parlando) di madreperla,
    i cieli di sopra si accasciano sui cieli di sotto, per non formare più che una pozzanghera, un sacchetto vischioso e verdastro
    che fluisce e refluisce all’odore e alla vista, frangiato sui bordi da un merletto nerastro.
    Talvolta, raramente, una formula imperla la gola madreperlata: e di essa si fa subito ornamento.

    Grazie per le innumerevoli piccole grandi perle frastiche che condividi con noi, io le vedo e coglierne l'essenza è sempre un piacere.

    Un bacio!

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    Risposte
    1. L'ostrica è un mondo testardamente chiuso.
      Sta a noi il lavoro di aprirla, sbirciare dentro e poi goderne. Si, infatti.
      E d'altra parte sto sulla contemplazione, Rose.
      A meraviglia. Uhmmmm...dovrei scriverci un post ;)
      Già, è un'idea.

      Hai ragione Rose mai dare niente per scontato e stare nella poesia del tempo e delle cose...
      Ovviamente less is more, forever!

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