Ripropongo
un pensiero espresso recentemente in un’intervista a Repubblica: <Mi ritengo
un amateur, mi piace essere indefinito, perché è nell’indefinitezza che trovo
spunti nuovi quando entro in scena e quindi quando canto attingo all’esperienza
d’attore e quando recito canto un po’ senza farmene accorgere>.
Pure
nei pensieri mi insegue il ritmo, quello che non separa malinconia e comicità,
se mai le asseconda. Già, l’accompagnamento musicale fa muovere corpo e parole
in una dimensione melodica.
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