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mercoledì 3 settembre 2014

I treni

Che poi bisogna vedere se arriva, il treno.
Chi mi conosce sa che sono di un paese dove i treni non si possono perdere perché non passano. Ma in effetti, anche nell’attesa, romantica, ostinata o fiera, c’è qualcosa del viaggio. Pure nella stazione morta. Perché lì... passano i desideri.

E poi...c’è il treno del futuro, quello del sole nascente, quello che i nostri figli non possono perdere.

6 commenti:

  1. Ma non è che siamo per caso parenti (Papa-leo Papa-ndrea)?
    Capita troppo spesso che quello che scrivi sono cose che penso da una vita.
    Ho paura dell'aereo, per cui per me il viaggio - interiore o esteriore che sia - è il treno. da sempre considero il viaggio in treno già una parte essenziale della vacanza, cosa che mi ha attirato addosso da sempre l'ironia di tutti quelli che conosco. Ma così perdi un giorno, mi dicono. Ed io invariabilmente rispondo che i giorni non si perdono, si vivono. Che sia sul treno o nel luogo più esotico del mondo. Ho fatto lunghissimi viaggi in treno, anche perchè vivo a Genova e mia mamma è ancora in Basilicata, e non mi sono mai stancata di guardare fuori dal finestrino. C'è un trenino meraviglioso che parte da Chivasso per Aosta e ti godi paesaggi da favola. Però non mi ero mai soffermata sul tempo trascorso in stazione ... ottimo spunto: ora il mio viaggio comincia prima :)
    Chissà perchè l'attesa dà la sensazione di perdita invece che di occasione. Occasione per valutare, per pensare, per correggere il tiro ... per desiderare ...

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    1. ...Perché talvolta ci sono stazioni dove i treni non si possono prendere o perdere semplicemente perché non passano. La Basilicata docet ;)
      Però io sto con te, Ilde. Sono occasioni, le attese, se sai viverle proprio come scrivi tu!
      Grazie, un abbraccio

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  2. credo che anche i treni che non passano abbiano in qualche modo forgiato i lucani: gente solida, concreta, abbarbicata su cucuzzoli incredibili. Se il treno non passa, l'occasione è la stazione. Per necessità ma anche per dignità. Per i sogni. e la vita diventa più lenta e forse più gustata. Anche se inevitabilmente tanto sta cambiando anche in un posto ancora così selvatico.

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  3. ricordo ancora oggi anche a distanza di anni la linea Sicignano-Lagonegro e sebbene sia chiusa da anni quando mi capita di stare sul balcone di casa di mia nonna ancora mi viene voglia di guardare con il binocolo e stare in attesa che passi la littorina ... ma l'attesa sarebbe vana in quanto 'sti bagasci politici e proprietari di linee di autobus l'hanno voluta chiudere quella linea ferroviaria favolosa, paesaggi stupendi e altre cose da non perdere. ahhhhh, che peccato.

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  4. Se nell'attesa c'è qualcosa del viaggio, anche nel viaggio c'è la ricerca di casa. Se nasci emigrante treni ne prendi tanti. Passi l'infanzia ad andare da su a giù per rivedere luoghi e persone familiari, a volte non proprio a te ma ai tuoi genitori. A tornare da giù a su per metterti il grembiulino con fiocco perchè le vacanze sono finite.
    Hai un pò di disagio sia su sia giù perchè il tuo accento non appartiene nè a un luogo nè all'altro.
    Quando cresci e credi di aver conquistato le tue certezze, ti scopri sempre ad aspettare il momento di prendere un treno per tornare a quegli odori, a quei suoni, a quelle cantilene. Poi ti ricordi che ti appartengono solo di seconda mano e tu non appartieni a loro. Allora forse un treno è quello che assomiglia di più a casa. Forse abiti in una ricerca senza fine e sei solo un randagio.

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