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mercoledì 19 febbraio 2014

Una frase una freccia la realtà la poesia

‘Se esistono parole per dirlo, è possibile’, cito Sandro Veronesi.
Parto da questa frase freccia, essenziale e impeccabile.
Mi piace il dato reale. Quello che c’è. Che poi il pensiero interpreta, le parole narrano, il desiderio insegue. Ecco la fantasia come elaborazione della realtà, come lente che rimpicciolisce o ingrandisce, come compromesso vivibile.
I miei ‘percorsi creativi’ hanno bisogno della realtà. D’altra parte perfino il sogno non credo possa inventare quello che non c’è, al più ci può appunto scrivere su una poesia. Di quelle buffe o struggenti o calde.
Certe volte, se mai, quello che ci sfugge è la capacità di cogliere quel guizzo, nella realtà. E magari ci sfugge proprio quando vogliamo fidarci troppo dell’immaginazione…

Seri senza prenderci sul serio, amici, ci scambiamo l’energia di un sorriso? Perché sia una giornata godibile, diciamo.

2 commenti:

  1. Eccomi qua!!! questo bel post non poteva rimanere più a lungo senza commenti :)
    Il filosofo Descartes partiva dal principio che "se si pensa si è", apparentemente quindi sembra che la realtà non abbia importanza per il pensiero nel suo approccio. In realtà (e qui il gioco di parole ci sta tutto!) se si va più a fondo nelle sue riflessione si scopre che concepisce l'identità umana come una casa, le cui fondazioni debbono essere ben solide per resistere alle tempeste della vita reali o simboliche che siano. Per pensare bisogna conoscere e per conoscere serve appigliarsi ad una realtà. Eccoci quindi a capire quindi che il pensiero senza realtà non può avere vera dimensione. Persino quando si sogna il vero punto di partenza è il dato reale che poi viene sublimato, ridefinito a piacere dalla nostra fantasia. Vedi Rocco, volendo potresti lanciare un nuovo movimento filosofico: "il pensare jazz". :) :)
    Sono d'accordissimo con te, il dato reale è un punto di partenza fondamentale. Positivo o negativo che sia, una gioia, un dolore, tutto può essere potenzialmente l'inizio di una storia da raccontare, da condividere. E sempre quella misurata leggerezza si vuole indispensabile per rendere tutto più "vivibile" come dici tu. Hai ragione, a volte ci si ripara dalla realtà fidandoci troppo dell'immaginazione, ma secondo me se si resta consapevoli che quest'ultima va usata come boa e non come riparo permanente può anche stare bene.... realtà teatrale o teatralità realistica.... ricordi? Per quel che mi riguarda, io uno spazio di fugga almeno un paio di ore al giorno me lo concedo, tramite teatro, lettura, musica o scrittura, è un modo per evadere un attimo e poi tornare più carica in questa realtà che a volte può davvero spaventare. Marcel Proust diceva che "Tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà, a tenere viva in noi qualche piccola follia." e io nel mio piccolo cerco di concederle lo spazio giusto e sembra che tu lo faccia in modo splendido seguendo le note della tua personale melodia.
    Una volta che si ha fatto pace con l'idea che la realtà in un modo o in un altro va affrontata, il bello è anche rendersi conto che ognuno la vive come vuole, come può, col proprio percorso alle spalle e un nuovo itinerario da definire. Questo crea delle combinazioni infinite e questo riguardo mi viene in mente una citazione di Pirandello in "Uno, nessuno, centomila" che il tuo post mi ha spinta a ripescare: Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile." la realtà è quindi fatta dei momenti che viviamo, siamo noi il dato reale da sfruttare....Seri senza prenderci troppo sul serio... perchè l'umorismo e la leggerezza sono un splendido modo per neutralizzare la realtà quando ci cade addosso troppo bruscamente.
    Un sorriso condiviso con te rende sempre le giornate più "vivibili"
    quindi te lo ricambio sperando ti offra lo stesso piacere che il tuo dona a me. :) :*

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    Risposte
    1. Il teatro ha bisogno della vita, la vita ha bisogno del teatro.
      Poi io penso un po' jazz. E non è forse possibile un 'movimento di pensiero', è un'inclinazione diciamo personale. Ho un legame profondo con la musica. Una naturalezza musicale, ecco. Dopo, come su ogni base, c'è il lavoro di conoscenza, formazione, esperienza.
      Mi piace comunque anche credere che 'aiuti', che arrivi, che generi qualcosa. In termini di emozioni o di percorsi. Forse anche in attimi, di piccolo o grande sollievo. O di proiezioni possibili.
      Seri senza prenderci troppo sul serio è un diktat di vita, Rose. Un fatto di consapevolezza, di sensibilità, di...appunto...reale serietà. Non qualcosa che si cerca ma qualcosa che si è e si ha.

      Rendere la realtà più 'vivibile' è un tema enorme. Ecco perché lo accarezzo sempre, con leggerezza ma con intensità. Senza la pretesa di un traguardo. Anzi, sapendo ogni giorno che il traguardo è laggiù...

      E vorresti dubitare del piacere del tuo sorriso?
      Sai che lo intercetto e ne sono lusingato!

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