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giovedì 10 marzo 2016

Less is more, ancora e sempre

La più profonda delle leggerezze.
Al principio è non appesantire, non dilatare, non riempire, non sovrapporre. Via via si affina a ridurre, sottrarre, stringere, asciugare …cogliere l’essenziale.

Con quel brivido di nudità naturale.

6 commenti:

  1. "La più profonda delle leggerezze"....ecco il segreto del saper essere felici dentro sta proprio nel mantenere in equilibrio i numerosi ossimori che la vita ci regala...gioia e dolore, allegria e malinconia, timidezza e sfrontatezza, parole e silenzi,poesia e un po' di sana scioccheria....e poi ridurre ai minimi termini il ginepraio dei nostri perché ! Non che sia facile, per carità , ma in fondo abbiamo tutta la vita x provarci , no?

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    1. abbiamo una vita per alleggerirci del 'di più'...

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  2. Caro Rocco,
    purtroppo, la vita ci tende delle sorprese a riguardo.
    C'è chi ha talmente tanto sofferto che si è costruito una corazza per proteggersi, mostrando in realtà ciò che non è, e chi è totalmente privo di sensibilità e colmo di stupidaggine che riesce sempre a prendersi gioco del più debole. L'equilibrio leggerezza mi attrae, è un bell'argomento o soluzione. Io proverei anche con il saperci modellare alle situazioni e/o persone. Essere malleabili, senza privarsi della propria personalita' , è una bella forma di leggerezza. Buona serata

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    1. in realtà Daniela cara questa volta alludevo alla leggerezza dal 'di più'...talvolta diamo importanza a cose che in realtà non ne hanno.

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  3. Grattare via con una bella spazzola tutte quelle croste nere che si sono ormai sedimentate dentro di noi e che, per vie misteriose, ci influenzano ancora oggi e magari ci fanno vedere una realtà distorta o appannata o deformata. Riuscire a guardare sempre con gli occhi dei bambini, nudi, senza preconcetti, nello stesso tempo trattenere anche l'esperienza però, altrimenti si rischia di essere troppo ingenui e sprovveduti. È qui l'acrobazia, l'abilità dell'equilibrista: saper scegliere cosa tenere e cosa togliere anche se penso che la gran parte di questo processo sia involontaria e inconscia.
    Saper anche cogliere l'essenziale quando si parla, quando si racconta, quanti noiosi ci sono... mia mamma aveva mille doti ma era una di questi spesso, era non vedente e parlare era importante per lei, troppo. Una volta appena entrata in casa mi disse:" Non sai che sorpresa oggi... chi è venuto a trovarmi!!!", sinceramente coinvolta dall' entusiasmo domandai ' chi'...iniziò a raccontare cosa stava facendo poco prima, dove, come, cosa trasmettevano alla radio... insomma quando si decise finalmente a dirmi CHI non me ne importava più niente... Povera, quanti scherzi le ho fatto, so che ti viene da pensare che solo un sadico/ imbecille potrebbe pensare di prendersi gioco di un non vedente ma i ciechi hanno dei tempi lentissimi quando non sono nel loro ambiente e quando sei bambino o giovane sei impaziente, ti annoi ad accompagnarli e allora inventi, per esempio scalini che non ci sono, tanto ce l'hai sottobraccio e sai che non cade e ti diverte fingere i movimenti di salita o discesa e vedere ginocchia che si piegano senza motivo o piedi che annaspano cercando scalini che non ci sono e aspettare che dicesse :" Stupida!!!" e ridere insieme

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    1. e invece Nedy trovo bello il tuo racconto, proprio gli scherzi insieme sdrammatizzavano la sua cecità!

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