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martedì 8 aprile 2014

La poesia è dappertutto

‘Un tempo si credeva che lo zucchero si estraesse solo dalla canna da zucchero, ora se ne estrae quasi da ogni cosa; lo stesso per la poesia, estraiamola da dove vogliamo, perché è dappertutto’ (Gustave Flaubert).

Ecco, pure Flaubert mi autorizza a estrarre poesia da qualsiasi cosa e ovunque. Che è un bel flusso di energia trovare l’ispirazione, porgerla, godere del suo percorso. Mi piace pensarlo come un esercizio carezzevole…  

5 commenti:

  1. E' la sola cosa che dia senso. Esiste solo ciò in cui puoi riconoscere poesia. Il resto è scarto inutile.

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  2. Rubando le parole a Benigni in un noto film..
    "Non esiste una cosa più poetica di un altra. ..la poesia non è fuori. È dentro"
    Poesia è anche leggerti.
    E risponderti.

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  3. Caro amico anonimo e cara Tiziana una cosa è certa...questo blog ha lettori poetici :) !!!

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  4. Caro Rocco,
    Scusa l'assenza dei giorni scorsi, ma ho avuto parecchie prove a teatro. So che i miei interminabili post ti sono mancati ;) ho pensato quindi di risponderti con un altro grande scrittore francese, qual'è Marcel Proust.
    Anche lui ha descritto un gesto a prima vista banalissimo come quello di prendere un tè accompagnato di una madeleine come un viaggio poetico assoluto e mi pare che ci inviti anche lui trovare zucchero in tutto, come se fosse l'appello ogni volta di una reminiscenza geniale, un varco verso l'ispirazione, una miglior conoscenza di se stessi.
    L'ispirazione ha tante sfaccettature, ed hai ragione che è potenzialmente scorgibile in tutto, scova cose e sensazioni del passato per ridar loro vita e lucentezza, esorcizza i rimorsi a suon d'inchiostro, a colpi di note. Prende l'ossimorico per renderlo armonioso, è più efficace di qualunque terapia. Come dici tu per fare poesia non ci vuole tanto, carta e penna, voglia di dire, quando si è in trattoria basta un pezzo della tovaglia di carta sporca di sugo, qualche sillaba e già son versi.

    Tu l'esercizio carezzevole dell'ispirazione reminiscente lo esegui alla perfezione, e non solo quello a dire il vero... però su questo voglio soffermarmi qui per citare "pane e frittata" e dirti che sembra la madeleine proustiana meridionale.... :)

    "Già da molti anni di Combray tutto ciò che non era il teatro e il dramma del coricarmi non esisteva più per me, quando in una giornata d'inverno, rientrando a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un pò di tè. Rifiutai dapprima e poi, non so perché, mutai d'avviso. Ella mandò a prendere una di quelle focacce pienotte e corte chiamate "maddalenine", che paiono aver avuto come stampo la valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione di un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di "maddalena". Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M'aveva subito rese indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità inoffensive, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l'amore, colmandomi d'un'essenza preziosa: o meglio quest'essenza non era in me, era me stesso. Avevo cessato di considerarmi mediocre, contingente, mortale. Donde m'era potuta venire quella gioia violenta?
    (...)
    Bevo un secondo sorso in cui non trovo nulla di più che nel primo, un terzo dal quale ricevo meno che dal secondo.E' tempo che io mi fermi, la virtù della bevanda sembra diminuire. E' chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in ME. (...) Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Tocca ad esso trovare la verità.
    Ma come? grave incertezza, ogni qualvolta l'animo nostro si sente sorpassato da se medesimo; quando lui, il ricercatore, è al tempo stesso anche il paese tenebroso dove deve cercare e dove tutto il suo bagaglio non gli servirà a nulla. Cercare? Non soltanto. Creare. Si trova di fronte a qualcosa che ancora non è, e che esso solo può rendere reale, per poi far entrare nella luce." - la strada di Swann

    La tua poesia, il tuo modo di essere sono per me come quel morso alla Maddalena data da Swann, offrono un viaggio "carezzevole", leggero ma profondo, fra parole, risate, immagini e note jazz, mi fanno far pace con me stessa, allievano le viscissitudini ed i dolori a volte pesanti del quotidiano e lasciano un inconscio sorriso sulle labbra.

    concedimi una carezza frastica riassumibile in cinque sillabe, che in fondo anche l'affetto può essere poetico, di conseguenza resto in tema ;) :
    ... ti voglio bene!!

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  5. Rose prima il teatro poi il mio blog!!!
    ;)
    Il pane e frittata di mia madre sembra la madeleine proustiana meridionale?! Diciamo di si. Il 'germe' della poesia è ovunque. Ovviamente lo scoviamo più facilmente nel nostro bacino di conoscenza. Ecco le radici, il vissuto, le vicinanze. E anche l'occasione per cogliere un attimo. Magari un profumo o un sapore. O solo un'inclinazione del pensiero.
    Forse per trovare, forse per trovarsi. Ecco le domande, ecco le risposte. O quanto meno le parole e i suoni che mettono in musica la realtà.
    Il viaggio 'carezzevole' non è solo più affine alle mie corde, è anche quello - mi pare - più rispettoso e brechtianamente gentile :)

    Certo, anche l'affetto è poetico! Grazie Rose! Una carezza non si rifiuta, mai.
    Un bacio

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